L’osservatrice romana (The Roman Observer). Un punto di vista cosmopolita su Roma, l’Italia e non solo

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Che l’importante sia il viaggio, e non la destinazione finale, l’ho sempre creduto. Non a caso, ho fatto del viaggio la mia raison d’être, il motore che dà la carica all’orologio della mia vita.

Nessun soprannome poteva dunque essere più azzeccato di Globetrotter, giramondo per necessità d’animo. Anche il mio vero nome non manca però di cosmopolitismo; Martina Glover manifesta ed esprime infatti le due nature e culture che principalmente formano il mio carattere ed il mio io in generale.

Sono infatti figlia del viaggio e devota dello spostamento. La prima della mia stirpe nata a Roma (definitemi perciò una romana) da un padre californiano e da una madre abruzzese che, dopo molto vagare, sono entrambi giunti nella caput mundi per incontrare il loro destino.

Una scena che potrebbe figurare benissimo in un tipico film italiano alla De Sica o alla Sordi: lei aspetta seduta fuori da un ambulatorio, in attesa di una visita; d’improvviso, un’altra porta si apre, è lo studio di chiroterapia, ed ecco che spunta un ragazzo alto e snello, con un ammasso di ricci capelli folti quasi quanto i baffi ben curati e rivolti all’insù. Un Dalì con nuance hippy, pensò lei; bella donna, fu il semplice pensiero di lui. Ma, come troppo spesso capita con il vero amore, non è facile riconoscerlo. E spesso è quello che ci giunge in modo e forma meno attese.

“No grazie” fu infatti la prima risposta di mia madre a questo personaggio decisamente fuori dall’ordinario rispetto agli uomini che conosceva. Tuttavia la vita ha in serbo per noi piani che non sempre riusciamo a scorgere o decifrare. Una porta che si apre, un treno che parte, una corsa su una metro, nessuno può sapere dove e quando avverrà quell’incontro o quell’evento che ci cambierà, l’importante è rimanere in ascolto per cogliere e comprendere quel “click” prodotto dal giusto incastro degli ingranaggi del fato.

 

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Così non molto tempo dopo il “no grazie” arrivò il “si lo voglio”, due culture e persone molto diverse trovatesi ed infine unitesi in un amore eterno, come la città che fu e continua ad essere scenario della loro vita, e nella quale sono nata. Roma, città di eterna bellezza, la mia città. Sepolcro di memorie ed imperi, amata dal Sole e privilegiata dalla Natura che tutto le ha donato, Roma potrebbe essere descritta con mille parole ed aggettivi: bella, unica, caotica, vera, antica e moderna, patria dell’Arte e del buon cibo.

 

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Per me invece ne basta una: Amore. L’Amore che mi ha creato, cresciuto, coccolato, sgridato quando serviva e che mi ha insegnato a vivere. Proprio come Roma, una città che trabocca di amore.
Amore passato, presente e, per alcuni di voi fortunati, futuro.

Per questo, nonostante i miei numerosi viaggi sin da piccola nei luoghi più disparati, diversi ed affascinanti – Cina, Giappone, , Stati Uniti, Messico, Madagascar, Kenya, Siria, Egitto, Turchia, per dirne alcuni –lei resterà sempre la mia città.

Nel bene e nel male, finché morte non ci separi.

Ma se Roma è la mia città, il mondo è la mia casa. Ed io mi farò carico di narrarvi, attraverso parole e fotografie, di luoghi magici ed amori unici, storie vere di persone e culture, fra tradizioni e nuove tendenze.

The Roman Observer

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